Polizia arresta per estorsione quattro pregiudicati palermitani, tra cui un esponente di spicco di Cosa Nostra

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Nelle prime ore della mattinata odierna la Squadra Mobile ha dato esecuzione a 4 ordinanze di custodia cautelare emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari Filippo Serio, su richiesta della Procura della Repubblica di Palermo diretta dal Procuratore della Repubblica Francesco Lo Voi.

Le indagini sono state coordinate dal Procuratore Aggiunto Leonardo Agueci e condotte dai Sostituti della Direzione Distrettuale Antimafia Francesca Mazzocco, Caterina Malagoli e Ferdinando Lo Cascio.

L’operazione, portata a termine alle prime ore dell’alba, segue l’attività conclusa, nel dicembre scorso, con l’arresto di 25 soggetti, responsabili a diverso titolo di associazione per delinquere finalizzata alle estorsioni – perpetrate a seguito del furto di veicoli secondo il cosiddetto sistema del “cavallo di ritorno” – nonché di rapina, furto e ricettazione di veicoli.

Nel corso di quella indagine emerse chiaramente la pressione estorsiva, esercitata nei confronti degli appartenenti all’associazione per delinquere, da parte di “Cosa Nostra”, che si aveva mostrato il proprio interesse nel controllo, non solo delle attività lecite, bensì anche di quelle delinquenziali organizzate all’interno del territorio di propria competenza. Il gruppo colpito in quell’occasione, infatti, era capace, nel corso di un mese, di portare a termine all’incirca 100 sottrazioni di veicoli con un guadagno approssimativo di 200.000,00 euro.

Con l’operazione condotta nell’odierna mattinata, gli uomini della Sezione Criminalità Organizzata hanno arrestato Vincenzo Cancemi, al quale, nella veste di emissario della famiglia mafiosa “Pagliarelli”, è stato contestato il reato di estorsione, nella forma tentata, aggravato dalla previsione dell’art. 7 d.l. 152/91, per aver imposto agli appartenenti all’associazione per delinquere il pagamento del “pizzo”.

In ragione degli elementi raccolti nel corso delle attività di indagine, infatti, il Giudice per le Indagini Preliminari ha riconosciuto il pieno inserimento di Cancemi in “Cosa Nostra” e ha attribuito alla condotta dello stesso la finalità, non episodica bensì ripetuta con costanza nel tempo, di avvantaggiare la famiglia mafiosa “Pagliarelli”.

La figura di Cancemi si connota per il peculiare lignaggio mafioso. Egli, infatti, è già stato condannato per il reato previsto e punito dall’articolo 416bis c.p. e per turbata libertà dell’industria in concorso; successivamente, è stato denunciato, nell’operazione della Polizia di Stato denominata “Gotha”, per riciclaggio e intestazione fittizia di beni.

A seguito della stessa operazione, il fratello Carmelo ed il nipote Giovanni sono stati condannati con l’imputazione di associazione per delinquere di tipo mafioso, in quanto ritenuti tra i soggetti più vicini al noto boss Antonino Rotolo.

È cugino di primo grado di Salvatore, già reggente della famiglia mafiosa “Porta Nuova”, divenuto collaboratore di giustizia, nel 1993, dopo aver appreso da Raffaele Ganci, capo del mandamento “Noce”, che il proprio dissenso nei confronti della strategia imposta da Bernardo Provenzano ne avesse determinato la condanna a morte.

Ed inoltre, suo genero Giuseppe Perrone è stato arrestato nel 2011 con l’accusa di aver diretto la famiglia mafiosa “Pagliarelli”.

Insieme a Cancemi, nella mattinata odierna sono stati arrestati altri tre soggetti, già destinatari della misura degli arresti domiciliari nel mese di dicembre. Nei loro confronti il Giudice per le Indagini Preliminari ha disposto l’aggravamento del regime cautelare, prevedendo l’applicazione della custodia in carcere, in ragione delle gravi e reiterate violazioni delle prescrizioni imposte dalla misura all’epoca applicata.

Nello specifico, sono stati condotti in carcere Ciro Lucà, per aver veicolato a Cancemi le informazioni relative all’operazione di Polizia conclusa a dicembre e per averlo informato del suo possibile coinvolgimento; Pietro Di Mariano e Gioacchino Lo Buono, per aver pianificato versioni concordate e per aver perpetuato le proprie condotte criminali.