Ecologia e Ambiente scrive ai Comuni soci: non ci sono più soldi per svolgere regolarmente il servizio

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La società con sede a Termini Imerese, a capo dell’Ato Pa5, dice basta. In una nota del 18 gennaio scorso, indirizzata ai Comuni soci precisa che la situazione economica è critica e che gli stessi Comuni, che contestano con sempre maggiore frequenza circa la qualità del servizio – contestazioni che “hanno spesso come esito finale la richiesta di incremento del numero di mezzi e attrezzature” -, non possono non tenerne conto.

La nota, a firma del commissario straordinario, Francesco Mannone, precisa che questa situazione nella quale versa la società, peraltro già in liquidazione, è anche legata “al mancato trasferimento delle spettanze dovute da alcuni Comuni soci, come dalle diffide di pagamento inviate da questa Gestione Commissariale”.

Una situazione difficile che “non consente – continua Mannone – la manutenzione dei mezzi, ormai vetusti, rendendo, estremanente complessi i rapporti con i fornitori, che hanno proceduto con decreti ingiuntivi per il recupero” di quanto dovuto, con sicuri “danni erariali alle casse della Società”. E come se non bastasse, sottolinea il commissario, “la piattaforma autorizzata per il conferimento di buona parte della differenziata ha chiuso l’impianto, per problemi legati al mancato pagamento delle fatture”.

L’aspetto più “caldo” attiene alle azioni che autonomamente i singoli Comuni hanno messo in atto alla luce del provvedimento dell’11 luglio 2016 della Presidenza della Regione siciliana circa “il piano straordinario di emergenza per il conferimento dei rifiuti e azioni immediate per l’avvio della raccolta differenziata nel territorio regionale”. In particolare, “hanno provveduto loro – aggiunge Mannone – direttamente, per eventuali noleggi, acquisto delle attrezzature o altre esigenze”. Tutte spese che i Comuni non potranno portare in detrazione su quanto dovuto nei confronti della società e qualora volessero farlo ciò “potrebbe costituire danno erariale” e “qualora il Comune non provveda al pagamento di quanto dovuto” si addebiteranno “gli eventuali costi, oneri, sanzioni ed interessi moratori segnalando all’autorità competente l’eventuale danno”. 
Insomma, è in atto un vero e proprio braccio di ferro e alla fine, il nodo economico, è quello che viene sempre al pettine. La società in liquidazione, per coprire le spese previdenziali e i crediti dei fornitori invita i soci a pagare “urgentemente”, ribadendo che “in mancanza di adeguati pagamenti, non potrà assicurare il regolare svolgimento del servizio e ad essa, per tali motivazioni, non potrà essere attribuita alcuna responsabilità”. La gestione commissariale, già prorogata, verrà meno il prossimo 31 gennaio, rimanendo in attesa dell’avvio della Società di regolamentazione dei rifiuti (SRR) “Palermo Provincia Est”. Da allora in avanti, la società – avverte – non sarà in grado di “garantire ed assicurare nuovi acquisti di mezzi e riparazioni” o di “stipulare o prorogare nuovi contratti, sia con le varie piattaforme del conferimento della raccolta differenziata, sia con le cooperative, là dove presenti o altro tipo di personale”.

Qui la comunicazione finale: “I Comuni soci che hammo effettuato la raccolta differenziata, a decorrere” dal primo gennaio di quest’anno “possono stipulare apposite convenzioni con i centri di raccolta autorizzati”. E conclude: “Il costo del servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani del socio Comune, previsto per I’anno 2016, per il corrente anno 2017 sarà ridotto ai soli costi del personale e per il funzionamento della struttura in quanto i costi relativi ai mezzi di carburante, manutenzione, assicurazione ect, non vi saranno contabilizzati e quindi imputati, ad eccezione del mezzo intercomunale che, si occupa del ritiro e del conferimento nelle varie piattaforme autorizzate”. Con un avviso pubblico, infine, indirizzato a tutti i soci, verranno assegnati i mezzi della società “sia funzionanti, sia ricoverati nelle varie officine”, facendosi carico dei relativi costi di gestione.

In realtà a dire basta sono anche altri. Tra i soci, infatti, serpeggia il malcontento, come nel caso del Comune di Collesano. “L’Ato ha scaricato i Comuni – precisa una nota dell’amministrazione comunale – e quella del 18 gennaio è l’ultima che ci giunge da quella che è stata negli ultimi anni la nostra società di gestione del ciclo dei rifiuti, che dovrebbe occuparsi dello spazzamento, raccolta e  trasporto dei rifiuti”. E aggiungono: “Usiamo il condizionale perché in pratica non è mai stato garantito un servizio minimamente sufficiente e, al contrario, si sono prodotti costi sempre più alti e debiti milionari (18,5 milioni) che prima o poi graveranno direttamente nelle tasche dei cittadini”. Per l’amministrazione del comune madonita la nota della società “sanciste definitivamente il fallimento degli Ato. Un fallimento – continuano – che formalmente è in corso da 4 anni (esiste infatti un commissario liquidatore che continuiamo a pagare) ed esiste un commissario straordinario che dovrebbe occuparsi dell’ordinario (che paghiamo). Fin dalla loro istituzione gli Ambiti Territoriali Ottimali, ci sono apparsi per quello che si sono poi rivelati, almeno in Sicilia. Un carrozzone – sottolinea la nota dell’amministrazione collesanese – con il quale fare clientelismo, incapace di risolvere, anzi hanno aggravato, l’annoso problema della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani”.
 
Insomma, termina la nota che invita i cittadini alla partecipazione di tavoli tecnici, “dal primo febbraio ai comuni” spetterà “occuparsi dei rifiuti direttamente” e “oltre a pagare il mantenimento della struttura in toto, i comuni dovranno farsi carico dei mezzi, di trovare le convenzioni con le centrali di conferimento ecc ecc. Da un giorno all’altro – precisano – ci hanno detto fate da voi, non abbiamo nessuna responsabilità”.
 
Alla fine, tra bilanci, alti costi e fallimenti, l’immondizia in Sicilia è una perenne ordinaria emergenza. Un ossimoro che scontenta tutti (o quasi). E intanto la casalinga si ritrova i sacchetti ordinati davanti casa: un modo per creare malcontenti e proteste e, ancora peggio, per disabituare la gente ai comportamenti virtuosi, tanto più non toccando con mano i vantaggi economici e ambientali che le buone pratiche recherebbero con sé.

Antonino Cicero
@AntoninoCicero1