Che fine ha fatto l’inchiesta sul voto di scambio a Termini Imerese?

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Sono passati quasi due anni da quando due Consiglieri comunali eletti nelle liste che sostenevano il Sindaco Burrafato sono stati iscritti nel registro degli indagati per voto di scambio.

Dei due eletti all’assemblea consiliare il primo, che nella campagna elettorale era collegato all’attuale Presidente del Consiglio comunale, si è dimesso subito dopo, mentre l’altro è rimasto al proprio posto. Comunque l’episodio ha gettato un’ombra sinistra su tutta la vicenda elettorale. Si è parlato infatti di soldi, posti di lavoro, ricatti, ma anche di frigoriferi e elettrodomestici vari donati a chi aveva fatto il “proprio dovere” alle urne. Dopo tanto tempo è legittimo chiedersi come sia finita la vicenda. Se quell’inchiesta aperta ad urne appena chiuse era soltanto l’abbaglio di qualche inquirente in vena di protagonismo, ed allora è corretto che sia ridata dignità a coloro che sono stati indicati come autori di una compravendita di voti, oppure il sospetto aveva un suo fondamento allora è giusto che chi è indagato compaia davanti ad un magistrato per essere giudicato. Non si può restare con l’eterno dubbio che chi dirige questa città sia lì perché in un modo o nell’altro abbia comprato i voti inquinando la competizione elettorale. E inoltre se la compravendita era la scelta di un singolo “mariulo” o un sistema diffuso e condiviso. In questo caso la conseguenza naturale sarebbe il commissariamento del Comune, per ripristinare la legalità compromessa.