Un intagliatore madonita alla corte di Caravaggio

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Mariano Catalano (ph. Maria Luisa Montaperto)
Mariano Catalano, 32 anni, è un intagliatore di Collesano, ai piedi delle Madonie. Dall’Istituto d’Arte di Cefalù è passato all’Accademia di Belle Arti di Palermo, laureandosi in scenografia. Diversi lavori, diverse esperienze anche fuori dalla Sicilia. L’ultimo tassello aggiunto: Caravaggio.


Lo scorso 12 dicembre, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è volato dritto da Roma all’Oratorio di San Lorenzo, a Palermo, per l’inaugurazione del “prodigio tecnologico”: lì, nell’ottobre del 1969, stazionava ancora una tra le tele più belle di Caravaggio. Finché “La Natività”, questo il titolo dell’opera, non venne trafugata, nella notte tra il 17 e il 18, da due picciotti entrati dentro e usciti con la tela sotto braccio. Da allora non se n’è saputo più niente. Probabile opera della mafia, che, ovviamente, non ne comprese significato e splendore, facendone, a detta di qualche pentito, un modesto scendiletto. La sorte di ogni bottino di guerra depredato.

Dopo 46 anni, lì, in quello stesso posto, la “Natività” è ritornata. Una “Natività 2.0”, frutto di sapiente lavoro e delle nuove tecnologie. Dietro ci stanno Sky Arte International, che ha prodotto l’opera, ideata da Peter Glidewell e realizzata da Factum Arte. L’autore è Adam Lowe, non nuovo a questi miracoli. Lowe è partito da uno scatto di Enzo Brai del ’68 dentro l’Oratorio per giungere ad una copia prossima alla perfezione dell’originale.

L’Oratorio è gestito dall’Associazione “Amici dei Musei Siciliani”, guidata da Bernardo Tortorici e dentro ci sta pure Carmela, la sorella di Mariano: un destino condiviso, ci scherzano su. In realtà, Tortorici aveva già visto al lavoro Mariano finendo per contattarlo.

«Sky Arte voleva che tutto fosse perfetto e chiese all’associazione – ricorda Carmela – di procedere in tal senso. Visto che alla cornice, danneggiata durante il furto del dipinto, mancavano dei pezzi in legno di intaglio, hanno chiesto a noi se conoscessimo qualcuno che sapesse realizzarli…». Il cerchio si era chiuso. «Solitamente per questi interventi – continua Carmela, guida dell’associazione presso l’Oratorio –, non essendoci più bravi intagliatori, si ricorre a calchi e rifacimenti in resina; in quest’occasione, visto che l’opera è di notevole importanza, si è deciso di ripristinarla in legno».

Mariano è ancora emozionato ripensando a quest’esperienza. «Le sensazioni provate nel mettere mano ad un pezzo così importante – precisa – sono indescrivibili. All’inizio c’era una certa tensione nel realizzare un lavoro che doveva essere accostato ad un manufatto di notevole preziosità. Col tempo, man mano che l’intaglio della cornice prendeva vita, i timori passavano e alla fine, dopo la doratura e l’accostamento del mio lavoro all’originale ho tirato un sospiro di sollievo: ero emozionato nel vedere che c’era una certa corrispondenza nell’elaborazione artigianale del presente e del passato. Mi sono sentito in un tempo lontano – aggiunge Mariano – fatto di maestranze diverse che si trovavano a collaborare per la creazione di un capolavoro; per me è stato proprio così dentro l’Oratorio, circondato dai fautori della copia e dallo staff Sky impegnato nelle riprese».

E continua: «Premettendo che avevo imparato le tecniche basilari dell’intaglio sul legno presso una scuola specializzata a Firenze, in questo settore non si finisce mai di imparare; occorre un po’ d’ingegno perché spesso ci si imbatte in decorazioni mai realizzate prima e occorre mettersi nei panni di chi le ha concepite. Ed è grazie ad un’osservazione attenta del manufatto e alle dritte di figure specializzate che sono riuscito ad acquisire nuove competenze tecniche».

Il ripristino delle parti ha riguardato due tipologie di intaglio afferenti alla stessa cornice: il primo a ovuli e foglie d’acanto e il secondo a foglia con trafori, consistente in una cornice sottile «per sottolineare la leggerezza della foglia – spiega Catalano – e fragile allo stesso tempo in quanto traforata, rendendo il pezzo molto delicato da maneggiare. Dopo l’intaglio il pezzo è stato levigato e, successivamente, coperto con ben cinque mani di gesso e colla di coniglio. Dopo un’ulteriore levigatura è stato passato il bolo, miscela ottenuta da argilla e colla di coniglio. Il pezzo è stato poi lucidato per applicarvi la foglia d’oro brunita. Alla fine è stata passata una velatura di fissativo ovvero la gommalacca e terra d’ombra per antichizzarla. Questa tecnica è la più antica e viene chiamata doratura a guazzo».

Un pezzo di Madonie, dunque, in questo processo ad alto tasso tecnologico che ha suscitato entusiasmo e commozione. Un passaggio di recupero, certo, ma anche un segnale di legalità, come ha ricordato il presidente Mattarella. Già, perché l’arte è educazione. Anche alla legalità, argomento che, più che altrove, si sostanzia, qui in Sicilia, di luci e ombre. Gli stessi “estremi” tra i quali operò Caravaggio.