Il gruppo Labdem per un centro antiviolenza a Campofelice di Roccella

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Il Gruppo Labdem Campofelice di Roccella firma un atto di indirizzo per l’apertura di un centro antiviolenza nell’ambito territoriale della città a rete delle Madonie.

Il documento sottoscritto dal presidente del Consiglio Emanuele Sceusi e dai tre consiglieri di maggioranza Elena Scavone, Ilenia Cimò e Francesco Marchese sottopone al primo cittadino, alla giunta e al consiglio comunale la proposta di realizzare un centro antiviolenza nel comune di Campofelice di Roccella “in accordo e con la collaborazione dei paesi limitrofi”, una struttura che possa rappresentare “un punto di riferimento per le donne in difficoltà”.
L’esigenza di un centro antiviolenza nasce dalal consapevolezza il fenomeno della violenza contro le donne oggi è sempre più diffuso “come una vera e propria piaga universale, che coinvolge l’intera società a prescindere dalle appartenenze culturali e dai ruoli sociali”.
“La politica è farsi carico delle esigenze di tutti, non perdendo mai di vista quelli che, a seconda del contesto, possono essere considerati “soggetti deboli” – has commentato sul suo profilo fb Emanuele Sceusi -. Noi crediamo che la politica sia impegno, analisi e proposizione in funzione dei fenomeni che riguardano la nostra società. L’unico modo per tenere fede ai valori professati è quello di metterli in pratica, l’unico modo per lasciare un segno del nostro “amministrare” è quello di proporre azioni concrete, l’unico modo per tenersi lontano dal “fare clientelare” oppure dal servirsi del potere per “difendere” o “costruire” il proprio consenso é proprio quello di studiare soluzioni per tutti e non per pochi, l’unico modo per distinguersi”.
Elena Scavone, altra firmataria del documento, ritiene “che le Istituzioni debbano assumersi la propria responsabilità attraverso un contributo fattivo, perseguendo politiche che toccano questo tema di elevata rilevanza sociale di fronte al quale non si può più stare a guardare passivamente.
L’impegno verso questa causa rappresenta il nostro contributo”.
Anche per Ilenia Cimò “Basta accendere la tv per vedere un horror reality che non lascia spazio all’immaginazione, per questo motivo lo sportello antiviolenza è un obbligo morale di chi amministra, di chi vuole realizzare di fatto una società giusta. È bene chiarire che oggi noi donne viviamo un situazione più ottimale rispetto a cinquanta anni fa ma ancora non abbiamo raggiunto quella normalità auspicata in tanti anni di lotta perché mi spiace ribadirlo siamo ancora definite sesso debole categoria da salvaguardare tramite normative specifiche, questa non è parità è discriminazione. Per cui in attesa che le cose possano cambiare in un piano generale ed universale cerchiamo nel nostro piccolo di fare rete. Aiutandoci quanto possibile – ha spiegato, lanciando un appello -.Donne denunciate sempre e comunque chi vi violenta sia nel corpo che nell’anima, non abbiate vergogna mai di farlo, non abbiate pietà, amatavi e ribellatevi”.

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