Punto nascite di Cefalù: il territorio si mobilita, tra mozioni e manifestazioni di protesta

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Il punto nascite di Cefalù è al centro di un’attenzione sempre più marcata da parte delle amministrazioni territoriali e della politica regionale, mentre il Ministero della Salute da Roma pressa per la chiusura di tutti i centri con parti annui al di sotto dei 500, cominciando anche a palesare l’ombra del commissariamento della sanità siciliana proprio nel settore dell’assistenza neonatale.


Il sindaco di Cefalù, Rosario Lapunzina, ha chiamato a raccolta, martedì scorso, i sindaci del distretto sanitario 33 (che comprende Cefalù, Campofelice di Roccella, Lascari, Collesano, Isnello, Castelbuono, Gratteri, Pollina, San Mauro Castelverde), insieme ai presidenti dei consigli comunali e ai capigruppo consiliari. Al Castello Bordonaro il documento redatto sarà consegnato al governatore, Rosario Crocetta, che ha appena posto alla guida dell’ospedale di Cefalù il cuffariano, Giovanni Albano, radiologo, senza che, pare, l’assessore regionale della salute, Lucia Borsellino, ne sapesse nulla. Forse l’anticamera di una rottura che darà seguito alle annunciate e non firmate dimissioni da parte della Borsellino o, forse, un’operazione senza conseguenza, con Crocetta che, attraverso dichiarazioni e interviste, continua tuttavia a difendere il suo assessore. La sanità è la croce e delizia dei governi regionali e, soprattutto, dei cittadini siciliani. Tra buchi neri e inefficienza, si attende sempre che qualcosa muti.

Per la conferenza del distretto la chiusura del punto nascite non può essere rimessa «a scelte che, più che ad una razionale ed efficiente programmazione della sanità, sembrano oggi ispirarsi alla emotività correlata a recenti, tristi, fatti di cronaca ed alle polemiche seguite in ambito politico regionale e nazionale». Quello di Cefalù è un punto nascite che ha mantenuto nel tempo «alti livelli qualitativi» e che nel 2015 avrebbe certamente raggiunto i fatidici 500 parti annui, sebbene tutto «non può risolversi nell’applicazione di rigidi criteri numerici» che «finiscono con il mortificare il diritto di un territorio di mantenere viva la propria identità e minacciano la sicurezza dei nascituri, per via dei lunghi tragitti, attraverso strade impervie, cui le partorienti saranno costrette per raggiungere nosocomi assai più distanti».

Il punto, infatti, non è solo l’identità del territorio, quanto, sotto il profilo logistico e della sicurezza degli stessi cittadini, pratico. Tutte le Madonie o quasi verrebbero dirottate sull’ospedale di Termini Imerese, già più vicino alle strutture del capoluogo, a differenza del bacino cefaludese. L’importanza strategica del polo “Giglio” di Cefalù è, quindi, indiscutibile, trovandosi a cavallo tra il palermitano, il messinese e l’ennese. Inoltre, Cefalù è, con la fuoriuscita del San Raffaele, una struttura pubblica al pari di quella imerese e gli ostacoli, pertanto, posti nel 2011 dall’assessorato regionale proprio per la natura giuridica mista pubblico-privata, sono venuti meno. Continuano gli amministratori del distretto 33: «Alla nuova Fondazione, cui partecipano Aziende ospedaliere di grande rilievo, come Civico Benfratelli e Villa Sofia – Cervello, venga data l’opportunità di riorganizzare un servizio che, negli ultimi anni ha subito le incertezze e la visione a corto raggio di una gestione commissariale, e che anche per tale motivo, non ha espresso le potenzialità che possono agevolmente consentire il superamento dei 500 parti l’anno.» La richiesta corale è di sospendere il provvedimento di chiusura, del quale ad oggi, però, non c’è traccia sul sito istituzionale dell’assessorato regionale della salute.

Intanto all’Ars, i deputati Giovanni Di Giacinto, Emanuele Dipasquale, Antonio Malafarina e Salvatore Oddo hanno presentato una mozione per il ripristino immediato del punto nascite, posto che «l’ospedale di Cefalù è una struttura che, nel settore, ha dimostrato di saper crescere, in qualità e nel numero di parti e che è una struttura pubblica a servizio di un territorio molto vasto» e in più, oltre il trend di parti in crescita richiamati, il nosocomio della cittadina normanna «rispetto ad altri punti nascita con più di 500 parti l’anno, ha il Ginecologo di guardia 24/h, Pediatra neonatologo di guardia 24/h, Ostetrica di guardia 24/h, Anestesista di guardia 24/h, laboratorio d’analisi, centro trasfusionale e radiologia con TAC e RM attivi 24/h e che la U.O. è composta da 8 medici ginecologi, 4 medici pediatri, 6 ostetriche, 6 infermiere professionali e 3 operatrici socio sanitarie».

Le manifestazioni pubbliche a sostegno del punto nascite di Cefalù saranno due: la prima, venerdì, 6 marzo, alle 10,30, davanti Palazzo d’Orleans a Palermo (previsti autobus gratuitamente messi a disposizione dai comuni di Cefalù, Lascari e San Mauro Castelverde); l’altra, domenica, 8 marzo, alle 10,30, in piazza Garibaldi a Cefalù, promossa dal comitato spontaneo “Non chiudete il Centro Nascite di Cefalù”, che propone il “lutto al braccio”, chiedendo di abbassare le serrande e di chiudere le persiane per un’ora (20-21) dal 7 al 14 marzo.