Al via la corsa per le amministrative di maggio

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«Potranno mai non accorgersi di me che sono l’orgoglio del mio manicomio?» scrive Roberto Puglisi sul quotidiano online LiveSicilia. Una frase presa a prestito per Collesano, dove, in vista delle amministrative di maggio, l’impressione è che il tempo si sia fermato e che la lezione del 2010, quando a correre per la poltrona al palazzo municipale furono in sei – tutti, o quasi, ancora una volta in campo, direttamente o indirettamente – non sia stata compresa, venendo schierate, ad oggi, almeno quattro liste. Pensiero comune ai più e che registriamo.
Questo lo scenario. Il sindaco uscente, Giovanni Battista Meli, si propone come il candidato da battere, forte dei suoi cinque anni in cui ha tirato dritto per la sua strada. Forse un po’ troppo, precisa parte della cittadinanza, imputandogli una direzione a tratti da solista accentratore, che, per altri, al contrario, ha rappresentato la vera forza identitaria di un gruppo rimasto unito fino in fondo, pur con voci critiche all’interno. Dentro questa maggioranza ci stanno sia pezzi di centrodestra che di centrosinistra (consiglieri del locale circolo Pd e Fausto Amato, assessore alla cultura, renziano e presidente dell’assemblea provinciale del Pd per l’area palermitana). Ad oggi nessuna alleanza sembrerebbe esplorata, anche perché le altre forze in campo, salvo cambiamenti in corso d’opera, parrebbero aver già stretto i loro definitivi patti elettorali.

Così è per Angelo Di Gesaro, la cui estrazione è di centrodestra e il cui gruppo, “Collesano nel Cuore”, ha espresso la compagine di minoranza nel 2010, con dentro l’ex sindaco Rosario Testaiuti, ma che non vedrà presenti, a maggio, i due consiglieri Vincenzo Culotta e Marco Passafiume. La compagine è guidata dal cracoliciano Rosario Carlino, regista dell’alleanza tra la frangia del Pd che fa capo a lui e quella che fa capo a Giuseppe Sapienza, già sindaco e in corsa nel 2010, e che ha individuato nel segretario locale, Angelo Gargano, il candidato che sfiderà in primarie allargate proprio Di Gesaro. È quest’ultimo, tra i due, il candidato che parrebbe ancora trascinare più consensi per quanto si sottolinea da più parti, sebbene le intenzioni di voto, non dichiarate ufficialmente, degli altri gruppi in gioco, per indebolirne la candidatura, sembrerebbero indirizzate proprio su Gargano.

Un Pd, sostanzialmente silente in questi anni come, peraltro, anche altri gruppi, che, ancora una volta, purtroppo, ripresenta la sua usuale conflittualità interna, votata al correntismo. Il gruppo dei renziani, a sua volta, è approdato ad altri lidi. Dentro, per citare solo quanti hanno rivestito un ruolo pubblico, l’ex sindaco e candidato alle amministrative del 2010, Rosario Rotondi, legato al deputato regionale, Fabrizio Ferrandelli – a sua volta legato, fuori dal Pd, anche al consigliere di maggioranza Rosario Genchi – e che ha chiuso un accordo con l’altro candidato sindaco del 2010, attestatosi allora al terzo posto: Antonino Guzzio. Di centrodestra, per un lungo periodo aveva flirtato proprio con Sapienza, alla fine preferendo Rotondi appunto. Guzzio fu assessore nel 2005 nella giunta Testaiuti per poco meno di un anno, quando gli venne revocata la delega. E dentro, ancora, l’attuale presidente del consiglio, Nello La Russa, confluito nel Pd dalle fila del centrodestra, legato al sottosegretario Davide Faraone – e con lui l’altro consigliere di maggioranza, Giovanni La Placa – e che, pur tra le alterne vicende degli ultimi mesi che lo avevano visto contrapposto al sindaco Meli, parrebbe comunque volerne mantenere fermo il supporto.

Dalle parti di Guzzio, ancora, sarebbe stato “avvistato” Giuseppe Peri, che stavolta non vorrebbe rimanere fuori per un altro giro. Peri, presente nella lista Sapienza del 2010 con il nipote, è già stato vicesindaco al fianco di Testaiuti nella legislatura conclusasi nel 2010 sotto commissariamento, per via della sfiducia votata dall’allora gruppo di minoranza facente capo proprio a Rotondi, con dentro anche l’ex assessore di Meli, Filippo Cuccia, e da alcuni consiglieri dell’allora maggioranza, oggi, in parte, proprio con Guzzio.

E, infine, Maurizio Battaglia, detto Sasà, di centrodestra, che nel 2010 confluì nella compagine di Meli, divenendone assessore e raggranellando ben tre consiglieri. Un rapporto il loro, conclusosi nel gennaio 2013, quando l’innesto della quota rosa in giunta portò alla sua estromissione. Oggi, assicura Battaglia, sarà candidato a sindaco senza stringere alleanze con nessuno, forte di un gruppo che garantisce essere nuovo e di spessore.

La vera svolta per molti però non avrebbe dovuto comportare il “sacrificio” di qualcuno a vantaggio dei soliti noti quanto, piuttosto, un’aggregazione “di qualità” più ampia possibile, tagliando fuori parcellizzazioni, alti tassi di conflittualità e vecchie logiche da risiko giocato e a tratti imbarazzante, per mettere dentro idee. Condivise, sensate, acclamate. Attraverso passaggi pubblici. «E chi ci stava, ci stava» avrebbe tagliato corto il “pupo” di piazza Quattro Cannoli. Che chiosa: «Neppure una donna…».

A margine. «La bellezza salverà il mondo» scriveva Dostoevskij, perché «il bello – per Platone – è lo splendore del vero». Dovrebbe essere almeno questo il punto comune ai candidati e che il futuro sindaco dovrebbe far proprio. La bellezza come valore guida capace di mutare visione, anche nel quotidiano più spicciolo, di ogni singola persona e, da lì, di un’intera comunità.

Bellezza del territorio innanzitutto, che dovrà comportare maggiore repressione e maggiore suo controllo; una concezione migliore e più virtuosa dello spazio urbano – e qui tanto dovranno fare i singoli cittadini che dovranno ripetere a sé stessi il mantra del rispetto sacrale di ciò che è pubblico e comune –; minore improvvisazione e più accurata visione d’insieme dello stesso. Briciole: introdurre una/o o due aree/spazi per affissioni e comunicazioni da parte di associazioni e di singoli, in modo da evitare che le strade siano tappezzate di cartelloni e avvisi vari. Un punto preciso di contatto diretto per chi vuole comunicare qualcosa ai cittadini; dotare l’ufficio tecnico comunale di un catalogo dei complementi di arredo che ogni cittadino, che vorrà intraprendere lavori di ristrutturazione, dovrà seguire, in modo da iniziare a creare una omogeneità urbanistica che disegni la vera anima di un borgo; digitalizzazione della pubblica amministrazione spinta; concertazione e affidamento di lavori pubblici, nei limiti consentiti dalla legge, a tutte le ditte locali, anche quelle che non risultino tra i propri grandi elettori, tentando una proporzione che assuma i toni di una democratica distribuzione, a parità di qualità e di buon esito per la cosa pubblica, specie in tempi di crisi come gli attuali; ecc.

Bellezza e verità, dunque. Sebbene non passino mai (o quasi mai), questo sì, per le “segrete stanze”.