ESPERO IN EDICOLA. Ecco i lavori che nessuno vuole

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Si tratta di incarichi per i quali domanda e offerta non riescono a incontrarsi, attività che vengono richieste, ma che non trovano disponibilità. Nonostante la disoccupazione superiore al 20%, in Sicilia ci sono posti di lavoro destinati a rimanere scoperti. Mancano pierre, carrellisti, conduttori di macchine per movimento terra e tanti altri… e alla selezione della Ryanair per il reclutamento di nuovi assistenti di volo si presentano in pochi. Secondo una indagine della Confartigianato di Palermo le aziende chiedono artigiani: cioè calzolai, falegnami e sarti, ma non ne trovano e sono costretti a formare lavoratori… cinesi. Perché?

 

di Ciro Cardinale

È curioso ma è così. Nonostante la disoccupazione in Sicilia viaggi verso cifre superiori al 20 per cento (22,5%, secondo i dati Istat relativi al secondo semestre 2014), ci sono lavori che nessuno vuole fare, che non si riesce a coprire, anche se potrebbero dare una boccata d’ossigeno alla crisi occupazionale, veramente asfissiante nel Sud d’Italia. Si tratta di posti per i quali domanda e offerta di lavoro non riescono a incontrarsi, lavori che vengono richiesti, ma che nessuno occupa.
Secondo i dati pubblicati dall’Istat, sono dieci le figure di lavoratori introvabili in Sicilia, con in testa quella degli specialisti nelle pubbliche relazioni (i cosiddetti “pierre”), a pari merito con i conduttori di carrelli elevatori.
Per entrambi c’è il 100% di difficile reperimento. In pratica le ditte chiedono in Sicilia pierre o carrellisti e nessuno dei posti richiesti viene ricoperto, nessuno si presenta ad accettare l’offerta o, se qualcuno si presenta, non è idoneo, perché impreparato, incapace o per altro.
A distanza, seguono poi i conduttori di macchinari per il movimento terra (62% di difficile reperimento), i professionisti che si occupano della riabilitazione sanitaria (47%), quelli che si occupano dei servizi sanitari in generale (44%), i custodi (40%), gli analisti di software (38%), gli ingegneri meccanici (33%), gli operatori dei servizi di igiene (33%) e gli operai per articoli in plastica (33%). In totale, secondo gli analisti, ci sarebbero 1280 posti da coprire, ma di questi 690 saranno destinati a restare vuoti. Perché? E’ vero che si tratta spesso di lavori manuali e faticosi (è indubbio che guidare una pala meccanica per 8, 10 ore al giorno è sicuramente pesante…), ma è pure vero che talvolta vengono pagati molto più di quanto potrebbe guadagnare un laureato impiegato, seduto tranquillo tranquillo dietro la scrivania. Ed allora, dato che la crisi c’è e la disoccupazione pure, e continua anche a crescere, perché non provare a confrontarsi con queste opportunità, invece di lamentarsi che in Italia ed in Sicilia non c’è lavoro? Ovviamente è da dire che certi lavori
così tanto richiesti non si possono fare così, da un giorno all’altro, perché per alcuni serve un po’ di esperienza e manualità o un titolo di studio specifico, come il caso degli ingegneri meccanici. Ma non sempre è così.

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