Tentano di estorcere denaro per la restituzione di un iphone ma si tratta di un poliziotto. Denunciati due palermitani

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Agenti della Polizia di Stato appartenenti alla Sezione di P.G. dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico hanno denunciato a piede libero due pluripregiudicati palermitani, responsabili del reato di tentata estorsione in concorso. I due malviventi, non si sa ancora come ed indagini sono in corso al riguardo, sono venuti in possesso di un telefono cellulare smarrito o “borseggiato” ad una cittadina palermitana pochi giorni orsono. Quando i due malviventi sono entrati in possesso del cellulare hanno tentato il più classico dei “cavalli di ritorno”, proponendone la restituzione al legittimo proprietario.

Ai due pregiudicati, inconsapevoli e sprovveduti, a dispetto del loro curriculum criminale di tutto rispetto, il destino aveva però già girato le spalle: il telefono cellulare apparteneva alla moglie di un poliziotto e proprio quest’ultimo i due, ignorandone la professione, hanno contattato per proporgli la restituzione dell’apparecchio. A dir la verità era stato proprio il poliziotto a confezionare l’ “esca” per i due malviventi: l’agente, attraverso un computer remoto, aveva predisposto un messaggio che, all’accensione del cellulare smarrito, avrebbe informato chi ne fosse stato in possesso dell’avvenuto smarrimento e dell’utenza da contattare per la restituzione. I due complici hanno così facilmente individuato il proprietario ed ignorando che fosse un poliziotto, non hanno esitato a proporgli la restituzione del cellulare solo dietro pagamento di una “ricompensa”. Il poliziotto, fingendo di accondiscendere alla illegittima pretesa, ha fissato un appuntamento presso un bar cittadino ove si è presentato con una donna, in realtà una collega, fittiziamente accreditatasi come moglie dell’agente, ed uno stuolo di poliziotti chiaramente “in incognito”. Quando i due pregiudicati hanno contattato l’interlocutore fattosi riconoscere con un cenno convenzionale, senza troppi giri di parole, gli hanno chiesto la consegna del denaro in cambio del telefonino “ritrovato”. I tentennamenti del poliziotto sotto copertura, chiaramente finalizzati a prender tempo, hanno fatto montare la rabbia dei due pregiudicati che, evidentemente, confidavano in una celere chiusura dell’affare per potere intascare il denaro. La rabbia è velocemente mutata in amara sorpresa quando i poliziotti si sono accreditati ai due estorsori e li hanno condotti in Questura per denunciarli a piede libero. La vicenda è emblematica di come il cellulare di ultima generazione sia ormai divenuto merce appetibile per i malintenzionati: per dimensioni ridotte ed alto valore commerciale rappresenta comune denominatore a diversi tipi di reati come furti, rapine ed estorsioni, questi ultimi, spesso, naturale prosecuzione dei primi.