ESPERO IN EDICOLA. Il falco Grignani ha “cantato” a metà

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La professionalità implica una esibizione il più accurata possibile. E l’11 agosto, in piazza Garibaldi il cantante non ha meravigliato come ci si aspettava. Tutt’altro. Una esecuzione al limite dello scherzo per i tanti accorsi ad ascoltarlo e per un’Amministrazione che aveva messo sul piatto decine di migliaia di euro. Un cachet ricco che pretendeva una musica all’altezza. Da godere e non da subire

di Antonino Cicero

Non c’è mai misura per un artista e Gianluca Grignani lo è. Un ottimo artista, un gradevolissimo cantautore, un valente musicista. Ha regalato tanti testi, tanta buona musica, tante canzoni care a tanta gente. Il suo esordio fu divino. In poco tempo spaccò gli argini delle classifiche e si impose come nuovo fenomeno della scena musicale italiana. Non fu una meteora perché mantenne il tiro. La strada era tracciata ed un fenomeno per essere tale deve possedere la costanza.
E lui l’ha mantenuta. “La dignità dell’artista” scriveva Gilbert Chesterton “sta nel suo dovere di tener vivo il senso di meraviglia nel mondo”. E Grignani ha meravigliato. Ma non sempre in positivo. L’11 agosto, in piazza Garibaldi a Campofelice di Roccella, purtroppo, non ha meravigliato come ci si aspettava. Tutt’altro. Non ha creato l’atmosfera magica che si spera – se ne è sicuri – di trovare ad un concerto, luogo ideale dove tutto si annulla, dove tutto si confonde, dove tutto diventa pacificazione, turbinio di sensazioni. E l’artista, il cantante, lì sul palco, ha il dovere di suscitarle. Lì, in quelle ore, ha quel preciso
compito, per copione tramandato da millenni. Perché l’arte lo impone. L’esecuzione artistica lo richiede come suo elemento imprescindibile. Per copione e per contratto, aggiunge più prosaicamente qualcuno. Già, perché l’arte è anche oggetto di un rapporto contrattuale. Anche per questo, la caratteristica della “serietà” diviene clausola sotto la quale apporre una firma. E Grignani, purtroppo, quella sera perse di vista tutte queste cose.

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