Operai Fiat e dirigenti Invitalia: due destini opposti

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E’ alquanto singolare che a molti economisti e opinionisti siciliani sia sfuggito l’ interessantissimo l’articolo di Costanza Iotti, pubblicato ieri online dal Fatto Quotidiano che parla di alcuni dati relativi a  Invitalia che fanno quantomeno riflettere. Per coloro i quali non la conoscessero Invitalia è l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, fino a poco tempo addietro denominata “Sviluppo Italia”. Istituita per agire su mandato del Governo al fine di accrescere la competitività del Paese, in particolare del Mezzogiorno e per sostenere i settori strategici per lo sviluppo.

I suoi obiettivi prioritari sono: favorire l’attrazione di investimenti esteri, sostenere l’innovazione e la crescita del sistema produttivo, valorizzare le potenzialità dei territori. In tempo non sospetti aveva assunto come mission il rilancio delle sorti dello stabilimento Fiat  di Termini Imerese, presso il quale lavoravano complessivamente 3.500 persone tra ex dipendenti Fiat e operai dell’indotto. Di come si sia evoluta (o meglio involuta) la questione Fiat  e sui i pesanti riflessi  che questo ha avuto sull’economia del comprensorio siamo tutti consapevoli. In compenso però, nonostante la debacle, l’Agenzia paradossalmente ha visto lievitare i propri organici e peggiorare i  propri conti. Come spiega la Iotti nel suo articolo “a rilevarlo è stata la Corte dei conti nella sua attività di controllo eseguito sulla gestione finanziaria del 2011 della società pubblica in cui la magistratura contabile ammette che l’appesantimento dell’organico è figlio dell’assorbimento di parte delle risorse umane della soppressa Ipi, attuato per legge. I numeri, invece, non fanno sconti: il conto economico consolidato 2011 ha registrato un rosso da 5,9 milioni di euro contro una perdita da 3,9 milioni nel 2010. La società chiude invece con un utile da 500mila euro in flessione di 787mila euro rispetto ai profitti da 1,336 milioni dell’esercizio 2010. Tale risultato trova causa soprattutto nelle perdite relative a Nuovi Cantieri Apuania S.p.A. (-5,4 milioni di euro), la cui permanenza all’interno del Gruppo è stata richiesta dal ministero dello Sviluppo economico, precisano i magistrati contabili che rilevano anche come le passività siano salite per 17,1 milioni, mentre il patrimonio netto sia aumentato di 558 milioni”. Nonostante una  situazione aziendale certo non delle più rosee, gli introiti di Domenico Arcuri e Giancarlo Innocenzi Botti, rispettivamente direttore Generale e Presidente di Invitalia, come evidenzia la giornalista, hanno segnato invece un  trend crescente visto che i loro compensi, negli ultimi cinque anni, sono comunque aumentati: il presidente è passato dai 146mila euro del 2007 ai 281mila euro del 2011, mentre il direttore generale, è passato da 601mila a 792mila euro. “Non solo, complessivamente presidente, direttore generale, sindaci, comitato remunerazioni e componenti del consiglio di amministrazione hanno intascato nel 2011 ben 1,340 milioni di euro, il 20% in più rispetto al 2007”. Alcune perplessità  si denotano anche leggendo i seguenti numeri relativi all’Agenzia: ammonterebbe a 709 unità lo staff della sola capogruppo (più altre 208 nelle altre società), mentre risulterebbero essere solo tredici le aziende straniere che è riuscita a convincere nel 2011 ad investire in Italia. Unica nota positiva sarebbe la recente cessione di Nuovi cantieri Apuania  alla Moda Design Srl (operazione che, secondo i magistrati contabili permetterà al bilancio 2012 di raggiungere dei miglioramenti). Si fa fatica a leggere senza irritazione le cifre sopra snocciolate, soprattutto se le si mettono a confronto con l’esito delle trattative sull’ex impianto  Fiat, in primis  quello con la Dr Motors dell’imprenditore De Risio, sul cui esito il Presidente Arcuri si era sbilanciato in maniera fin  troppo ottimistica, come gli sviluppi postumi hanno dimostrato.