L’Inno di Mameli eseguito da 900 musicisti: a guidarli, il maestro Giuseppe Testa. Conversazione sullo stato del mondo bandistico siciliano

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Archiviata l’esaltante esperienza di Agrigento, lo scorso 5 marzo, il maestro Giuseppe Testa è già impegnato in nuovi progetti. E dire che l’esecuzione nella Valle dei Templi lo aveva assorbito parecchio…

«E parecchia è stata l’emozione di ritrovarmi a dirigere ben 21 complessi bandistici contemporaneamente» sottolinea Testa con una velata punta di orgoglio, ripensando a quel festival. L’appuntamento “Terre di Sicilia”, organizzato dall’Anbima, l’Associazione nazionale delle bande italiane musicali autonome, con il patrocinio dell’assessorato regionale del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo, è stato inserito nell’ambito della 72a rassegna internazionale della “Festa del Mandorlo in fiore”. «Un festival – ricorda Testa – nato con l’obiettivo di promuovere l’attività delle bande musicali siciliane, che costituiscono un vero patrimonio culturale per il territorio in cui operano».

Ventuno, dunque, i complessi bandistici provenienti da tutta la Sicilia che si sono dati appuntamento ad Agrigento prima e nella Valle dei Templi, poi. «È stato un grande onore per me dirigere le 21 bande partecipanti al festival nell’esecuzione dell’inno di Mameli. Novecento musicisti – precisa il maestro Testa – che seguono il tuo gesto e diventano un unico grande gruppo musicale: per me è anche un riconoscimento del lavoro fatto con le bande e con i maestri direttori in più di trent’anni di lavoro».

Giuseppe Testa, che ha alle spalle studi di clarinetto al Conservatorio, studi di composizione, di direzione, di musica corale e di strumentazione per banda, diversi riconoscimenti e pubblicazioni, è docente presso l’istituto “Pirandello” di Cerda. Guida la “Santa Cecilia” di Cefalù e ha portato avanti decine di progetti musicali e culturali a più ampio respiro. Oggi è anche il coordinatore per l’area Sud della Consulta artistica nazionale dell’Anbima – che punta alla crescita musicale e culturale delle bande associate anche grazie a corsi di formazione per maestri, stage e master class per i musicisti – e, al contempo, responsabile della Consulta artistica regionale.

Davanti a lui, va da sé, non puoi non parlare dello stato di salute delle bande siciliane. Una banda è per sempre, sembra il motto di ogni “musicante”. A qualunque altezza, in qualunque paese, dalla costa all’entroterra, il “musicante” parafrasa la pubblicità per marchiare il proprio modo d’essere. Perché un “musicante” è “qualcosa” di diverso nel panorama musicale: è un pezzo di vita collettiva scandita da note e da ricorrenze. Non c’è un momento, uno solo, nella storia di un comune, che non si leghi a quello della propria banda musicale. O delle proprie bande musicali. Solo a Cefalù ce ne sono quattro e razionalizzare e unire porterebbe a un organico invidiabile – e forse senza eguali –  nella regione: circa cento elementi.

«La banda, oggi, è lo strumento con cui posso coltivare la mia più grande passione, ma ha rappresentato anche – come per tanti musicisti – il primo approccio con il mondo dei suoni» dice il maestro Testa. Che aggiunge: «Ho iniziato a studiare musica quando avevo sette anni nella scuola della banda cefaludese e da quel momento non ho più abbandonato questo mondo». Facendo due conti, sono ben 43 anni di musica in banda e 29 passati a dirigerla.

«Avvicinarsi alla musica è il mio consiglio, attraverso la scuola musicale della banda del proprio paese» dice Testa rivolgendosi idealmente ai giovani e alle loro famiglie. «A parte la professionalità e le competenze dei maestri che vi operano – continua Testa – la banda rappresenta una possibilità per tutti di imparare a condividere la propria passione, perché suonando insieme ci si sente parte di un gruppo, elemento importante di un tutto in cui ognuno ha il proprio ruolo e in cui l’altro va ascoltato e rispettato». La banda, in effetti, è una palestra che educa ai valori della convivenza. È didattica, è crescita, è senso civico anche. «Anche il bambino più introverso, suonando, riesce ad esprimersi e a superare le difficoltà di inserimento. La banda ha, infatti, un grande potere aggregante e poi sprigiona buonumore…» taglia corto il maestro cefaludese.

Dal suo angolo visuale lo stato di salute delle bande, nel panorama regionale e madonita in particolare, è buono. «Negli ultimi quarant’anni – precisa Testa – il numero delle bande è aumentato vistosamente e ne è notevolmente migliorato il livello musicale. Questo grazie soprattutto ai nuovi direttori, che nella maggior parte dei casi hanno capito l’importanza di prepararsi, di studiare e di non improvvisarsi alla guida del complesso solo perché in possesso del diploma di uno strumento». E sottolinea: «Un maestro preparato e competente forma allievi preparati e con un gusto musicale che si esprime anche suonando». Insomma, le bande 2.0 hanno mutato pelle. Più preparate, certo, ma non solo. «Le bande oggi non si limitano a suonare nelle feste religiose e civili del proprio paese, ma preparano concerti, incidono cd, partecipano a raduni e rassegne musicali».

E poi il nodo di sempre: il sostegno economico da parte dei Comuni. «La banda – ricorda Testa rivolgendosi ai Comuni – è un valore aggiunto per la comunità in cui opera e andrebbe sostenuta in tutti i modi, come avveniva nel passato, quando, ad esempio, molti paesi avevano in pianta organica anche la figura del “Maestro di Banda”. E invece, oggi e nel corso degli anni, nei confronti della banda i Comuni tendono a mostrare scarsa attenzione: sono lasciate da sole, relegandole all’autofinanziamento, non valorizzando il loro essere patrimonio culturale e musicale per tutta la comunità. Ci sono le eccezioni – conferma Testa – ma sono, appunto, solo eccezioni».

Il maestro Testa ormai è allo specchio. Un bilancio? Più gioie o più sacrifici? Testa non lo nasconde: «Sicuramente più sacrifici. Ci vogliono tanta pazienza e tanto tempo prima che un allievo padroneggi il proprio strumento, superi le sue difficoltà e dia a sua volta il suo contributo alla crescita del gruppo. Lo studio della musica – precisa Testa – richiede impegno perché lo strumento non suona da solo e la bacchetta del maestro purtroppo non è magica…» ma, e qui la nota positiva, «che gioia quando si vedono i ragazzi migliorare e raggiungere determinati traguardi artistici!» Ed è «ancora più bello suonare accanto ad un tuo allievo che magari è diventato anche lui un professionista e ha fatto della musica il suo lavoro, oltre che la sua passione». Generazioni a confronto.

Chiudiamo: quale l’augurio per il mondo bandistico? «Che la banda abbia sempre maggiore considerazione fra gli addetti ai lavori e nell’opinione pubblica. La banda – precisa Testa – non è la sorellastra dell’orchestra, ma è una formazione originale, con il suo organico e il suo repertorio; spetta a noi, che la viviamo, il compito di tenerne sempre alto il nome e soprattutto il livello.» Una sorta di chiamata alle note, una iniezione di orgoglio. «Il mio desiderio – chiosa – sarebbe quello di vedere sempre più professionalità e preparazione fra i maestri direttori e, pensando alla realtà cefaludese, vedere la costituzione di un’unica banda comunale con tanto di scuola di musica dove tutti i talenti e le professionalità locali possano trovare il proprio spazio.»

Antonino Cicero
@AntoninoCicero1